giovedì 19 gennaio 2012

Sproloqui su una traversata del Mar Bianco, agosto2011, Russia

Faceva freddo, e tanto anche, ma eravamo tutti troppo estasiati, troppo entusiasti, troppo pieni di vita per rendercene davvero conto. Avevamo davanti il mondo, la Natura, con la "N" maiuscola, che tanto ha fatto impazzire di paura e di felicità i romantici (e non solo loro).
Non si può descrivere, in alcun modo.
Era un tramonto, ma nessuno degli aggettivi che conosco potrebbe trasmettere le emozioni, le sensazioni che esso riusciva a trasmettere. Si finisce sempre con l'essere ridicoli quando si parla di tramonti, perché dei tramonti non si può parlare, non si può scrivere di un tramonto, devi esserci, punto.
Era un tramonto da film romantico, di quelli che pretendono il bacio dei due amanti e la musica soffusa di sottofondo, di quelli che sfumano in una notte stellata, di quelli da cartolina.
Talmente bello da togliere il fiato, talmente vero e reale da cancellare ogni altra cosa all'infuori di te stesso.
E c'eri davvero solo tu davanti a quella meraviglia. Tutto il resto scompariva: gli orrori nei gulag, le torture, le persecuzioni, il dolore, la fame, la stanchezza.
Davanti alla bellezza ogni cosa brutta, cattiva, improvvisamente perde di senso, perde il suo motivo di esistere.
Davanti a quel tramonto ho avuto l'impressione che la parola guerra, la parola deportazione, la parola morte fossero "sbagliate", impensabili. Erano svuotate, prive di significato e quindi non avevano ragione di esistere.

Ma poi mi torna alla mente il verso di una poesia, scritta da un deportato:
"non abbiamo mai avuto il tempo di notare/ il tenero profilo imporporato dal tramonto."
Forse allora l'orrore, l'odio hanno la forza di sconfiggere anche la bellezza, SOPRATTUTTO la bellezza?
Forse è una bugia che "la bellezza salverà il mondo", come diceva Dostoevskij?
La verità è che, per quanto quel tramonto fosse straordinario, non serve, non basta a fermare la violenza.
Ma in teoria dovrebbe bastare! C'è talmente tanta bellezza nascosta in ogni angolo, nelle forme più semplici, che l'uomo non dovrebbe trovare il tempo di fare nient'altro se non ricercarla e ammirarla. Non troverebbe il tempo per pianificare l'uccisione di migliaia di uomini, per muovere una guerra contro un altro Stato, o anche solo per insultare il prossimo.
E' un ragionamento infantile, ne sono consapevole.
Ma uno Stalin appassionato, che ne so, di botanica forse non avrebbe trovato il tempo per rendere l'ideologia comunista un abominio. Avrebbe passato le sue giornate a impollinare fiorellini e a bearsi dei colori, delle sottili geometrie, del miracolo di un germoglio che nasce.


"A diciassette anni imparavamo ad amare,
a venti imparammo a morire,
a sapere che andava ancora bene
finché ci permettevano di campare.

A venticinque imparammo a barattare
la vita con qualche aringa, legna e patate;
non abbiamo mai avuto il tempo di notare
il tenero profilo imporporato dal tramonto."

(M.Frolovskij, 19 febbraio 1928)

giovedì 12 gennaio 2012

Non sembra anche a voi che fossimo tutti molto più felici prima?
Prima di diventare grandi, intendo.
Prima di diventare ciechi, sordi e muti.
Separiamo, parcellizziamo, dividiamo per conoscere.
Ma la felicità della conoscenza si può avere solo nell'unione, nella totalità.

mercoledì 11 gennaio 2012

La poesia è strana
non sempre è bella
raramente piace a tutti,
ma quando piace
anche solo a una persona
diventa forte
e quasi niente la sconfigge più.
La poesia non è niente,
nel migliore dei casi
sono parole imbarazzanti
su un foglio
che qualche voce tremante sussurrerà.
La poesia è inutile
non mangi con la poesia
non campi con la poesia,
stupido folle.
Però noi scriviamo poesie
noi leggiamo poesie.
Anche solo per sentirci migliori
per un istante.
Quindi siamo tutti pazzi,
ma tranquilli:
se lo sono tutti, non lo è più nessuno.
Ci sono cose talmente brutte che quando accadono arrivi a sperare che non ci sia un motivo...perché se ci fosse sarebbe talmente crudele, talmente ingiusto da bruciare tutte le tue speranze, da scaraventare giù dal cielo qualsiasi dio esista.
Ma non è questo il caso, fortunatamente.
Ci sono cose ben più terribili di quello che ti ho fatto io.

venerdì 6 gennaio 2012

" 'Cause you know sometimes words have two meanings."

Ho paura

Paura del domani, di quello che mi attende
ma non si fa vedere, rimane nascosto,
in silenzio, mentre aspetta che io faccia
un passo falso.
Ho paura di tutto quello che non so,
che non conosco.
Ho paura del fatto che rimarrà sempre al di fuori
del mio controllo.
Ho paura della voragine
delle mie inadeguatezze.
Ho paura dei miei egoismi, che scavano un fossato
fra me e gli altri.
Ho paura degli altri.
Soprattutto ho paura di non capirli e per questo
di ferirli, di offenderli.
Ho paura di non riuscire ad ammettere
di aver bisogno di un altro al mio fianco.
Ho paura di restare sola.
Ho paura di confondere la libertà con l'autonomia
ed entrambe con l'egoismo.
Ho paura di non trovare il mio posto
nel vasto mondo che mi si apre davanti,
di essere il pezzo anomalo di un immenso puzzle,
che non riesce ad incastrarsi con nessun'altro.
Ma allo stesso tempo ho paura di incastrarmi,
di combaciare perfettamente, di scomparire
nella moltitudine, nella massa.
Ho paura che i miei sogni prendano il sopravvento
e mi impediscano di accettare la realtà.
Ho paura che la realtà calpesti i miei sogni,
rendendoli puerili illusioni.
Ho paura di svendermi.
Di corrompermi.
Di non affermare la mia dignità.
Di cessare di indignarmi, di arrabbiarmi, di combattere.
Ho paura di abituarmi.
Di ritenere tutto dovuto, tutto ovvio.
Ho paura di tradire.
Ho paura del tempo e del fatto che se ne vada
senza aspettare che io sia pronta.
Ho paura di cedere, di lasciare che la paura prenda il sopravvento,
di permettere che paralizzi i miei movimenti,
che mi induca a pensare
che a nulla vale credere in qualcosa,
mentre non possediamo altro
se non quello in cui crediamo.

giovedì 5 gennaio 2012

Salute

Servono meno dottori e più ambientalisti (quelli seri). Il peggiorare della salute del nostro pianeta è direttamente proporzionale al progredire delle nostre aspettative di vita.

mercoledì 4 gennaio 2012

Cicerone pronuncia il suo discorso contro Catilina
(particolare), Cesare Maccari 
Come diamine facciamo a seguire gli insegnamenti dei grandi del passato, di tutti quegli ingegni illustri che hanno reso grande il genere umano, di tutti quei volti che troviamo sui libri di scuola, in un mondo che pretende servilismo, che ci costringe, in ogni forma e grado, a fare buon viso a cattivo gioco, ad asservirci per sopravvivere?!
Leopardi, Foscolo, ma come loro mille altri: Seneca, Cicerone, lo stesso Catilina per certi versi, l'immenso Dante! Che valore, che utilità ha il loro studio nella scuola di oggi se poi le stesse strutture di questa scuola ci impediscono di mettere in pratica i loro insegnamenti? Se le loro parole rimangono solo segni sulla carta, libri polverosi su uno scaffale?
Noi leggiamo le loro opere, analizziamo le loro scoperte, ammiriamo la loro arte, ma ci fermiamo lì, non facciamo nulla per rendere i loro pensamenti reali, effettivi. Li consideriamo belle utopie, eleganti voli della mente, sorridiamo compiaciuti e poi chiudiamo il libro. Come se non fosse avvenuto nulla.
Peggio ancora, se proviamo effettivamente a vivere secondo i loro dettami ci accorgiamo di quanto questo sia impossibile nella nostra realtà quotidiana: a quanti compromessi dobbiamo scendere per rispettare le convenzioni sociali! Quante libertà dobbiamo negarci solo perché "non sta bene"! Quante volte dobbiamo tenere a freno la lingua, dobbiamo comportarci con diplomazia! Evviva il "politically correct"!
Ma arrivati a un certo punto anche un moderato Dante si altera! Per non parlare dell'ardente Foscolo. E Cicerone poi non fa altro che incazzarsi come una belva e strillare e agitarsi!
E allora? Che si fa?
Incazzarsi, e assumersi poi le conseguenze delle proprie azioni, qualunque esse siano? O scendere a compromessi, tacere e aspettare pazientemente il momento della riscossa?


"Io taceva, ma si sentiva ancora un fremito rumoreggiare cupamente dentro il mio petto."
(Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo)

Saltatempo, Stefano Benni

"Poi ebbi una visione, come l'esplosione di un altissimo fungo atomico di cretineria e le scorie ricadevano su ogni punto del nostro paese, affollate metropoli e sperdute lande, e l'effetto era un rincoglionimento totale, cosmico, indescrivibile. Nessuno aveva ancora capito che quell'elettrodomestico lì era il balcone dei Beniti futuri."

Leggete questo libro gente, leggetelo.
Perché non è solo un libro: è una prospettiva, è un grido, è una mano che ti fa il solletico e ti fa ridere, è una mano che ti dà uno schiaffo e ti fa pensare.

martedì 3 gennaio 2012

Gli spiriti grandi

Ci sono spiriti grandi,
che vivono la vita davvero.
E non si lasciano vivere dalla vita.
Sono padroni dei loro destini.
Spesso bruciano violentemente,
in una sola, sfolgorante, bellissima fiammata.
Spesso non li capiamo e vivono tutta la vita
da estranei, da incompresi, da diversi.
Ma sono questi
gli spiriti grandi.
I geni, gli eroi, tragici e bellissimi, eterni e incorruttibili.
I soli che hanno saputo sconfiggere l'unico vero nemico,
l'unico contro cui valga la pena di lottare:
l'oblio del tempo che scorre e cancella.
Non si fanno afferrare da noi,
solo sfiorare.
E quando le nostre dita,
tese, riescono, per un istante,
a raggiungerli,
comprendiamo improvvisamente la vita stessa.
E comprendiamo
quanto sia lontana la nostra
esistenza
dalla vera vita.

L'Avvelenata

Come è possibile intuire dalle citazioni, dal mio nome utente e persino dal nome del blog (sì, sono ridondante e ripetitiva) mi piace un gran tanto Francesco Guccini.
Quindi sorbitevi questa perla:
http://www.youtube.com/watch?v=N9cfx-ATVOU&feature=related

"Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie, o mantenermi vivo."
Ecco, qui è riassunta con straordinaria perizia la mia giornata tipo.
Raccolgo i cocci delle mie manchevolezze e tento di riparare il tutto con abbondante colla vinilica impegno.
Cosa che non sempre riesce. Ma nessuno è perfetto, giusto?
Altra attività che svolgo con frequenza è arrabbiarmi e polemizzare. Con tutti: genitori, sorelle, amici, professori, zii, oggetti elettronici (sono i più terribili), libri, mobili, ecc. ecc.
Ecco perché "Avvelenata": perché sono una gran rompipalle, perché non mi va mai bene niente e soprattutto perché una mia amica scema disse che (cito testualmente): "riassume il lieve cinismo e il crudo realismo con cui commenteresti il mondo ".
E non credo di poterla smentire.

Anno nuovo...anno nuovo.

Ogni anno si ripete identico, alla fine dei conti.
Gioie e disgrazie si alternano, momenti belli lasciano il posto a momenti tristi e viceversa.
E l'eterna ruota del tempo si muove.
E noi siamo "sempre gli stessi, sempre diversi". E trovo che questo sia fantastico.

Siamo piccole marionette affaccendate: e la cosa più folle e straordinaria della nostra natura è che continuiamo a pensarci padroni del mondo, crediamo che tutto sia qui per noi, che tutto e tutti siano a nostra disposizione. "Ognuno vive dentro i suoi suoi egoismi, vestiti di sofismi", nonostante le belle parole, nonostante le strette di mano e gli abbracci che ci scambiamo tutti così volentieri in questi giorni di festa. E trovo che questo sia un po' meno fantastico.

Ebbene sì, sono polemica.

A rigor di logica questo dovrebbe essere un post di apertura.
Dovrei presentarmi.
Scrivere perché ho iniziato un blog.
Salutare i parenti a casa e gli amici fedeli. Il cane, il gatto.
E balle varie.

Ma a me non piacciono i fronzoli e i convenevoli.
Quindi vado a cominciare così, brutalmente.
E a culo tutto il resto. Per l'appunto.