mercoledì 4 gennaio 2012

Cicerone pronuncia il suo discorso contro Catilina
(particolare), Cesare Maccari 
Come diamine facciamo a seguire gli insegnamenti dei grandi del passato, di tutti quegli ingegni illustri che hanno reso grande il genere umano, di tutti quei volti che troviamo sui libri di scuola, in un mondo che pretende servilismo, che ci costringe, in ogni forma e grado, a fare buon viso a cattivo gioco, ad asservirci per sopravvivere?!
Leopardi, Foscolo, ma come loro mille altri: Seneca, Cicerone, lo stesso Catilina per certi versi, l'immenso Dante! Che valore, che utilità ha il loro studio nella scuola di oggi se poi le stesse strutture di questa scuola ci impediscono di mettere in pratica i loro insegnamenti? Se le loro parole rimangono solo segni sulla carta, libri polverosi su uno scaffale?
Noi leggiamo le loro opere, analizziamo le loro scoperte, ammiriamo la loro arte, ma ci fermiamo lì, non facciamo nulla per rendere i loro pensamenti reali, effettivi. Li consideriamo belle utopie, eleganti voli della mente, sorridiamo compiaciuti e poi chiudiamo il libro. Come se non fosse avvenuto nulla.
Peggio ancora, se proviamo effettivamente a vivere secondo i loro dettami ci accorgiamo di quanto questo sia impossibile nella nostra realtà quotidiana: a quanti compromessi dobbiamo scendere per rispettare le convenzioni sociali! Quante libertà dobbiamo negarci solo perché "non sta bene"! Quante volte dobbiamo tenere a freno la lingua, dobbiamo comportarci con diplomazia! Evviva il "politically correct"!
Ma arrivati a un certo punto anche un moderato Dante si altera! Per non parlare dell'ardente Foscolo. E Cicerone poi non fa altro che incazzarsi come una belva e strillare e agitarsi!
E allora? Che si fa?
Incazzarsi, e assumersi poi le conseguenze delle proprie azioni, qualunque esse siano? O scendere a compromessi, tacere e aspettare pazientemente il momento della riscossa?


"Io taceva, ma si sentiva ancora un fremito rumoreggiare cupamente dentro il mio petto."
(Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo)

Saltatempo, Stefano Benni

"Poi ebbi una visione, come l'esplosione di un altissimo fungo atomico di cretineria e le scorie ricadevano su ogni punto del nostro paese, affollate metropoli e sperdute lande, e l'effetto era un rincoglionimento totale, cosmico, indescrivibile. Nessuno aveva ancora capito che quell'elettrodomestico lì era il balcone dei Beniti futuri."

Leggete questo libro gente, leggetelo.
Perché non è solo un libro: è una prospettiva, è un grido, è una mano che ti fa il solletico e ti fa ridere, è una mano che ti dà uno schiaffo e ti fa pensare.