venerdì 11 gennaio 2013

Un pettirosso da combattimento


E oggi che ogni giorno è sempre un po' una "Domenica delle Salme",
e ogni ministro è un "ministro dei Temporali", oggi che non basta più un "cannone nel cortile" per riuscire a rimanere liberi, perché ciò che ci impedisce di esserlo si trova venerato su altari nei nostri salotti,
oggi che le "regine del tua culpa" affollano sempre i parrucchieri
e siamo diventati dipendenti ormai dai gas esilarati,
oggi, caro Faber, grazie a dio abbiamo ancora la tua musica.

domenica 6 gennaio 2013

Damnatio mediatica

Ho una proposta di legge: si chiama "damnatio mediatica".
Quando appare evidente che un politico ha perso del tutto il lume della ragione, straparla, dice cose chiaramente false, rende ridicolo se stesso e il suo Paese, allora tutti i media, i giornali, le televisioni, le radio, internet dovrebbero censurarlo automaticamente. Per legge si dovrebbe vietare che qualsiasi sua dichiarazione venga trasmessa, riprodotta o trascritta. Così da non confondere, ingannare, turbare, commuovere e indurre gli elettori a votarlo.
Si deve pur fare qualcosa per impedire che un pazzo possa guidare uno Stato! Il problema quindi non è limitare la libertà di espressione di un cittadino, ma riuscire a stabilire inequivocabilmente la pazzia di un uomo politico. Perché purtroppo quello che sembra folle a me, per altri è ancora "il migliore statista degli ultimi vent'anni", "l'unica speranza per l'Italia", "la salvezza per non cadere in mano alla sinistra".

E mi rendo conto che sia una cosa brutta da dire, ma quando sento certe affermazioni e quando mi accorgo che molte persone continueranno a lasciarsi ingannare perdo un po' di fiducia nel popolo e credo un po' meno nella democrazia. E mi odio per questo.



sabato 5 gennaio 2013

Peperone rosse e gialle

Sei stata uno dei miei primi ricordi.
Avrò avuto tre anni, quattro al massimo e tu abitavi ancora in parte a casa nostra, in quell'appartamento scuro e caldo, avvolgente come un grembo materno, in cui non sono mai più entrata.
Ero con te in cucina e tu preparavi le peperone. Avevi messo una sedia vicino al tavolo, mi avevi fatta inginocchiare sopra e mi mostravi come tagliarle e pulirle dai semini. Io osservavo i tuoi gesti, se chiudo gli occhi li vedo ancora con chiarezza sorprendente: il movimento del polso, il coltello lucente sul rosso e sul giallo della verdura. E intanto "chiacchieravamo", come può chiacchierare una bambina di tre anni con una donna di trenta.

Ti ho sempre associata alle peperone e ora lo farò ancora di più. Non potrò più toccare, tagliare, cucinare peperone senza pensare a te.
E' un dettaglio buffo, lo so.
E con il tempo, crescendo, ho collezionato molti altri momenti, altre espressioni di te, sicuramente più razionali, più ragionate: la tua calma sorridente, che spesso e volentieri vedevo contrapposta all'agitazione e alla frenesia di mia madre. E poi, negli ultimi tempi, la stanchezza che ti velava gli occhi, ma che affrontavi con un coraggio impressionante, che mi metteva in soggezione.
Ma su questi ricordi prevale quello spontaneo, ingenuo, quasi irrazionale delle peperone, che richiamano l'atmosfera lontana dell'infanzia, quel mondo sicuro dove i grandi sono invincibili, dove anche la malattia e la morte scompaiono.