venerdì 31 maggio 2013

"Uniti nel testardo inseguimento di una società più giusta, senza diseguaglianze."

Così il sindaco Pisapia ha definito il rapporto fra Dario Fo e Franca Rame. In questa frase ha riassunto in maniera estremamente efficace la loro vita, le loro idee, le loro lotte e credo non esista definizione migliore per una storia d'amore.

"Uniti", perché a questo mondo siamo tutti esseri soli, ma abbiamo bisogno di un compagno, di qualcuno con cui dividere la nostra solitaria esistenza. Abbiamo bisogno di riempire il vuoto e di abbracciarci a qualcuno, anima e corpo. Abbiamo bisogno di compagnia, di comprensione, di sostegno. Abbiamo bisogno di amare e di essere amati, anche solo da una sola persona su 7 miliardi.

"Testardo inseguimento", perché la strada che questi due personaggi hanno deciso di percorrere era ed è difficile, ardua, ma è quella giusta. E loro hanno sempre camminato, sempre. Con coraggio e determinazione, magari perdendo terreno, ma senza mai mollare, senza mai arrendersi. Con una testardaggine che dovrebbe essere presa ad esempio, soprattutto da noi giovani, che sempre di più ci arrendiamo alla prima difficoltà, al primo inciampo. Inseguire, cercare, mai accontentarsi, soprattutto se la situazione delle cose è quella che è, soprattutto se le ingiustizie sono davanti agli occhi di tutti.

"Società più giusta, senza diseguaglianze", perché non basta rendere perfetta e idilliaca la propria personale realtà. Essa si inserisce inevitabilmente in una realtà più ampia, in una società con le sue ricchezze e i suoi problemi. Perché forse non c'è più la guerra, forse non ci cadono le bombe in testa, forse abbiamo da mangiare e abbiamo i soldi per arrivare (quasi) a fine mese, forse non c'è più una dittatura, forse siamo un paese civile, ma rimangono grandi, grandissime ingiustizie. Anche nel nostro Bel Paese, che ha tante pretese.



mercoledì 29 maggio 2013

Franca Rame, piccola acrobata

Tanti anni fa
Vidi in un circo una bambina
Piccola acrobata, in cima
A una piramide di uomini
E il suo volto serio il pubblico sfidava
“Ci vuole coraggio” sembrava dire
e “Ridere non basta”.
Anni dopo l’ho vista
Con qualche ombra triste
Sul volto. Era caduta
Spesso, si era ferita.
Ora è una grande stella vive in un carrozzone
D’oro e di broccato
Ha sposato il re dei clown
Ma non ha dimenticato
Il vecchio circo
L’odore degli animali
La paziente fatica
Del porteur e dell’Augusto
Del trapezista che prova
Ogni giorno le sue ali.
E l’ho rivista in cima
A una piramide di uomini
(quelli di prima)
e il suo volto serio il pubblico sfidava
“Ci vuole coraggio”, sembrava dire
per restare quassù
e “Ridere non basta”.
Ma io non so che fare
Altro che miracoli
Io non ho altro
Nido che questo
Perché vorrei raccontarvi
Ciò che quassù io sogno.
Io so solo volare
Io non so fingere altro
Che verità.

(Stefano Benni)
Forse non ho più dieci anni e non sono più una bambina, ma anche ora che ne ho venti mi addormento ancora ascoltando le stesse canzoni di dieci anni fa.
"...cari compagni dell'altra sponda, cantammo in coro giù sulla terra, amammo in cento l'identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra..."
Invecchiare può non essere così traumatico, se ci si ricorda di mantenere vive alcune piccole cose.

giovedì 23 maggio 2013

Angelicamente anarchico

Eri venuto a parlare a una Festa della Resistenza, qualche anno fa, in un paese sperduto in provincia di Brescia. Eravamo tutti stipati in una sala bollente e soffocante, alcuni seduti per terra, altri, quelli più lontani, in piedi sulle sedie per vederti meglio, proprio come Zaccheo aveva fatto con Gesù.
Eri un prete, ed eri venuto a parlare della Costituzione.
Non è un controsenso, non c'è nulla di strano in questo, è perfettamente normale. O almeno dovrebbe.
Ad un certo punto hai cominciato a parlare della Resistenza e ci hai fatto cantare Bella Ciao.
Eravamo tutti lì, giovani e vecchi, a cantare un po' commossi Bella Ciao per ricordarci che essere uomini significa anche dare la vita per quello in cui si crede, che sia la libertà dal nazifascismo o la salvezza degli uomini dalla morte eterna non cambia, in fondo è lo stesso.
Eri un prete e un comunista. Un prete tanto diverso da quelli che sono stata abituata a vedere. Forse eri solo l'eccezione che conferma la regola, ma io voglio pensare che in giro per il mondo ci siano tanti uomini di fede come te, persone che non si dimenticano degli uomini, anche se hanno donato la propria vita a un dio.
Eri un prete e stavi con gli ultimi, e questo suscita tanto stupore e tanta ammirazione, anche se a me pare che questa dovrebbe essere la prassi, quantomeno per un prete. Stavi con quelli che "se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo", come cantava De André, come insegnava Cristo.
Eri e rimarrai un esempio da seguire, un piccolo prete con una grande voce, una grande forza nelle braccia, con la rabbia della disperazione degli ultimi negli occhi, con un grande amore nel cuore.


 "Alla fine Dio non ci chiederà se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili".
(Don Andrea Gallo)




sabato 11 maggio 2013

Nel Paese che vorrei

Nel Paese che vorrei...
oggi Piazza Duomo sarebbe stata vuota.
Nemmeno l'ombra di un sostenitore o di un contestatore.
Berlusconi e i suoi avrebbero parlato al massimo ai piccioni.
Come tutti i piccioni alcuni si sarebbero lasciati abbindolare da un po' di briciole, altri, più critici, avrebbero cagato in testa ai politici presenti.
Ma solo dei piccioni si sarebbero sprecati tanto, perché una piazza con certi personaggi non sarebbe nemmeno stata degna di attenzione per degli uomini.