giovedì 23 maggio 2013

Angelicamente anarchico

Eri venuto a parlare a una Festa della Resistenza, qualche anno fa, in un paese sperduto in provincia di Brescia. Eravamo tutti stipati in una sala bollente e soffocante, alcuni seduti per terra, altri, quelli più lontani, in piedi sulle sedie per vederti meglio, proprio come Zaccheo aveva fatto con Gesù.
Eri un prete, ed eri venuto a parlare della Costituzione.
Non è un controsenso, non c'è nulla di strano in questo, è perfettamente normale. O almeno dovrebbe.
Ad un certo punto hai cominciato a parlare della Resistenza e ci hai fatto cantare Bella Ciao.
Eravamo tutti lì, giovani e vecchi, a cantare un po' commossi Bella Ciao per ricordarci che essere uomini significa anche dare la vita per quello in cui si crede, che sia la libertà dal nazifascismo o la salvezza degli uomini dalla morte eterna non cambia, in fondo è lo stesso.
Eri un prete e un comunista. Un prete tanto diverso da quelli che sono stata abituata a vedere. Forse eri solo l'eccezione che conferma la regola, ma io voglio pensare che in giro per il mondo ci siano tanti uomini di fede come te, persone che non si dimenticano degli uomini, anche se hanno donato la propria vita a un dio.
Eri un prete e stavi con gli ultimi, e questo suscita tanto stupore e tanta ammirazione, anche se a me pare che questa dovrebbe essere la prassi, quantomeno per un prete. Stavi con quelli che "se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo", come cantava De André, come insegnava Cristo.
Eri e rimarrai un esempio da seguire, un piccolo prete con una grande voce, una grande forza nelle braccia, con la rabbia della disperazione degli ultimi negli occhi, con un grande amore nel cuore.


 "Alla fine Dio non ci chiederà se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili".
(Don Andrea Gallo)