sabato 5 gennaio 2013

Peperone rosse e gialle

Sei stata uno dei miei primi ricordi.
Avrò avuto tre anni, quattro al massimo e tu abitavi ancora in parte a casa nostra, in quell'appartamento scuro e caldo, avvolgente come un grembo materno, in cui non sono mai più entrata.
Ero con te in cucina e tu preparavi le peperone. Avevi messo una sedia vicino al tavolo, mi avevi fatta inginocchiare sopra e mi mostravi come tagliarle e pulirle dai semini. Io osservavo i tuoi gesti, se chiudo gli occhi li vedo ancora con chiarezza sorprendente: il movimento del polso, il coltello lucente sul rosso e sul giallo della verdura. E intanto "chiacchieravamo", come può chiacchierare una bambina di tre anni con una donna di trenta.

Ti ho sempre associata alle peperone e ora lo farò ancora di più. Non potrò più toccare, tagliare, cucinare peperone senza pensare a te.
E' un dettaglio buffo, lo so.
E con il tempo, crescendo, ho collezionato molti altri momenti, altre espressioni di te, sicuramente più razionali, più ragionate: la tua calma sorridente, che spesso e volentieri vedevo contrapposta all'agitazione e alla frenesia di mia madre. E poi, negli ultimi tempi, la stanchezza che ti velava gli occhi, ma che affrontavi con un coraggio impressionante, che mi metteva in soggezione.
Ma su questi ricordi prevale quello spontaneo, ingenuo, quasi irrazionale delle peperone, che richiamano l'atmosfera lontana dell'infanzia, quel mondo sicuro dove i grandi sono invincibili, dove anche la malattia e la morte scompaiono.