sabato 11 agosto 2012

Non so più scrivere.
La mia testa è vuota e non manda stimoli alle dita. Il mio cervello si rifiuta di analizzare quello che mi succede. E quindi mi ritrovo a fare errori madornali. O a non fare assolutamente nulla, che è anche peggio.
Si tratta di un vero e proprio rifiuto. Non voglio affrontare il presente, sfuggo dalle scelte che devo fare e dalle situazioni che devo risolvere.
Ma in questa generale apatia la lettura mi salva.
(Sorvoliamo sul fatto che la lettura è l'ennesima scappatoia dal mondo reale).
L'ultimo libro che ho letto è stato Lessico Familiare, di Natalia Ginzburg.
Gran bel libro che, fra le altre cose, mi ha fatto riflettere.
Non dovevo nascere negli anni Novanta dello scorso secolo.

Il sospetto di essere nata nell'epoca sbagliata ce l'ho da tempo. Il mio continuo tendere al passato è qualcosa che va al di là della semplice curiosità per la storia, è piuttosto un voler immergersi in una realtà già definita, conclusa in se stessa, quindi completa, sicura.
Certo, è un comportamento da perfetta vigliacca, me ne rendo conto.
Ma al di là di questo dico di essere nata nell'epoca sbagliata perché mi sembra di essere totalmente incapace di fronteggiare la realtà di oggi, la società odierna.
Mi mancano gli strumenti, mi mancano le parole per descriverla e per comprenderla. Mi ritrovo così a rimpiangere un'epoca più semplice, più "onesta". La rimpiango come se mi fosse appartenuta un tempo e l'avessi poi persa, mi fosse stata sottratta.

Non so a quale passato io appartenga.
Non so se la mia casa è la Parigi della Rivoluzione, l'America degli anni Sessanta o l'Italia del '45.
L'unica cosa che so è che mi sento estranea e straniera in questi anni del secondo millennio dopo Cristo.
Sento la mancanza di un tempo antico dove ancora esistevano le grandi passioni, l'odio e l'amore, la vendetta, la lotta. Un tempo dove il bene si distingueva dal male, dove il bianco e il nero non si mescolavano, come accade oggi, in un triste grigio che cancella le differenze. Mi sento orfana di un mondo in cui contavano ancora le idee, in cui esistevano gli uomini disposti a viverle, senza cedere ai compromessi.

Ma in fondo so bene che il Passato un tempo è stato Presente, è stato cioè confuso e incerto per le persone che lo stavano vivendo, come confuso e incerto mi appare il presente oggi, mentre lo vivo.
Cavolo, che pensiero contorto.
Voglio dire che ciò che oggi mi appare definito e chiaro un tempo era avvolto nell'incertezza e solo il velo della storia ha sistemato le cose.
La sicurezza è qualcosa che si conquista con il tempo, insomma.
Credo.